La tradizione del gioco d’azzardo nel periodo natalizio è da far risalire ai Romani: esso era infatti consentito solo durante i Saturnalia, quando l’ordine sociale poteva essere sovvertito nei giorni di festa (“Auree monete procuri dicembre alla festa di Saturno / Ora ti è consentito, schiavo, di giocare con il padrone”). Se noi lo consideriamo un divertimento, bisogna sapere che inizialmente il gioco d’azzardo era una pratica rituale e prerogativa degli dei… In area germanica, dove non ci si risparmiava sul bere, si giocava solo da sobri, perché si era consapevoli della serietà della faccenda: la fortuna del giocatore non era data dalla sorte, ma dal volere degli dei. I Romani stessi avevano dimenticato che il celebre gioco dei dadi era stato, all’inizio della loro civiltà, un modo per interrogare gli dei: il gioco serviva a comprendere la volontà divina e, tramite l’utilizzo di statuette-pedine che si muovevano in base al responso dei dadi, si cercava la collocazione degli individui nel mondo sul fare del nuovo anno (esattamente con lo stesso sentimento per cui ci sentiamo obbligati a fare tanti buoni propositi all’inizio di gennaio o seguiamo con curiosità l’oroscopo in tv). Il 23 dicembre si celebrava persino una festa legata al gioco, i Larentalia, che ricordavano la leggenda di Acca Larentia, cortigiana rinchiusa nel tempio di Ercole dopo che il custode del tempio aveva sfidato ai dadi il dio, perdendo (Ercole avrebbe poi fatto visita ad Acca Larentia, accordandole la sua protezione e facendole ereditare una fortuna; una ricchezza che in punto di morte la donna decise di lasciare a sua volta al popolo romano in una sequenza di doni che ben si accorda al tema dei regali per i Saturnalia allora, e il Natale oggi).
La tombola, in quanto gioco tipico del periodo natalizio, sarebbe solo un ricordo più che sbiadito del gioco d’azzardo rituale per prevedere il corso dell’anno nuovo, anche se è rimasta nella tradizione popolare l’idea che nei Dodici giorni successivi al Natale sia possibile fare dei pronostici sui dodici mesi dell’anno a venire (le previsioni sui mesi erano fatte in molti modi a noi che a noi oggi possono risultare particolarmente creativi, come ad esempio le corse dei cavalli: ogni animale corrispondeva a un pianeta che correva girando lungo un’ellissi, permettendo così di trarre degli auspici sul movimento degli astri e i conseguenti presagi di sventura o buona sorte).
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