Ho letto da qualche parte che fino a qualche decennio fa in Provenza, in occasione della messa di Natale, veniva liberato uno scricciolo alla fine della funzione, come simbolo della nascita di Gesù e di liberazione. Un altro uccellino è legato a questo periodo grazie a un racconto su Gesù: nella capanna di Betlemme un pettirosso batteva le ali per tenere acceso il fuoco e scaldare il santo bambino che, per ringraziarlo, gli fece rosso il petto.
E come possiamo spiegare la presenza dei molti pennuti nelle “Madonne con uccellino” di pittori cristiani… forse dobbiamo cercare le risposte nell’origine pagana del Natale che coincide con il solstizio d’inverno?
Il pettirosso. Nelle nostre regioni, appare in autunno-inverno ed è spesso collegato al Natale, illustrato in tipici scenari invernali, ma nel folklore nordico era anche simbolo del dio del tuono Thor. Nel mondo inglese suo era invece il compito sotterrare i morti rimasti insepolti nei boschi: secondo alcuni il suo essere simbolo dell’anno nuovo avrebbe facilitato il passaggio dalla non-vita alla rinascita, così come si esce vivi in primavera dopo essere passati dall’inverno.
Il fatto che quest’uccello fosse connesso alla primavera e all’anno nuovo lo ritroviamo nella celebre filastrocca “Who Killed Cock Robin” (in inglese il pettirosso è chiamato Robin), che narra della sua uccisione e poi della sepoltura da parte degli animali del bosco: l’uccisione del pettirosso è metafora della primavera che spodesta l’inverno e il racconto rappresenta la natura che celebra i riti funebri propedeutici alla rinascita della vegetazione.
Ma per essere più chiari dobbiamo far entrare in scena un altro personaggio.
Lo scricciolo. A differenza del suo compare, lo scricciolo è simbolo dell’oltretomba e del solstizio d’inverno. Non a Natale, ma a S.Stefano, gli viene dedicata un’intera giornata chiamata Wren Day: era divieto uccidere l’uccellino durante il resto dell’anno, ma in quell’occasione si poteva catturarlo e ucciderlo, per poi legarlo ad un palo e accompagnarlo in processione fino al cimitero facendo questua e dove veniva infine seppellito (oggi durante il Wren Day, letteralmente “il giorno dello scricciolo”, è la sua effige ad essere issata sul palo, mentre i bambini del villaggio tentano di colpirlo con rami e sassi).
Lo scricciolo è conosciuto in tutta Europa anche come regolo, dal latino regulus “piccolo re”, animale sacro associato al dio dell’oltretomba celtico Bran e simbolo di Lugh, divinità luminosa: la caccia dello scricciolo sopra descritta era un rituale celtico che avrebbe rappresentato il sacrificio dell’uccellino al solstizio d’inverno come supplica perché la luce riprendesse vigore, senza lasciare la terra avvolta nel freddo e buio inverno.
Riprendendo la filastrocca di Cock Robin possiamo ora aggiungere dettagli alla trama: nella versione più nota Cock Robin (il pettirosso) s’innamora di Jenny Wren (lo scricciolo), si celebra il matrimonio, interrotto però dall’arrivo del cuculo che vuole rapire la sposa… il passero cerca di colpirlo con una freccia, ma sbaglia mira e uccide Cock Robin.
La lettura in chiave culturale della vicenda è la spiegazione dell’alternarsi delle stagioni: pettirosso e scricciolo sono i simboli delle due parti dell’anno, calda e fredda, unite nel matrimonio e la morte di uno dei due è segno dell’inevitabile scorrere della vita… è infatti un uccello tipicamente primaverile, il cuculo, che tenta di portare via la componente femminile della coppia e, alla fine, il rappresentante dell’inverno, il pettirosso, viene ucciso e sepolto con grande enfasi (tema della cacciata della Morte).
La lotta tra scricciolo e pettirosso. Dobbiamo ritenere che quella della filastrocca “Who Killed Cock Robin” sia una variante rimaneggiata abbastanza recente (e rielaborata per l’infanzia, nonostante l’assenza di lieto fine) di una credenza più antica in cui il rapporto tra i due uccellini non era matrimoniale ma di lotta.
Nella tradizione celtica la contesa tra scricciolo e pettirosso è solo un’altra variante della lotta tra estate e inverno che avevamo già incontrato: il passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo è caricato di significati simbolici ed è pervaso da un’enfasi che ha portato Homo sapiens a narrarlo attraverso personaggi ben definiti; secondo Robert Graves le due componenti maschili universali che si alternano accanto alla Dea Terra (che lui chiama Dea bianca, da qui il suo celebre libro) sono impersonati nel contesto celtico dal Re Agrifoglio/anno nascente e il Re Quercia/anno morente. Al solstizio d’inverno è il Re Agrifoglio a vincere la lotta, mentre al solstizio d’estate è il Re Quercia a imporsi. Nei due alberi sono nascosti lo scricciolo, associato all’agrifoglio e attributo dell’anno calante, e il pettirosso simbolo dell’anno nuovo… evidentemente nella filastrocca che ci è giunta i ruoli sono stati invertiti e confusi (ma è rimasta l’idea della loro unione indissolubile perché i due Re erano sì avversari anche gemelli).
Molti elementi del nostro Natale moderno hanno le loro radici nel passato… siete pronti a scoprili insieme a me in questo calendario dell’Avvento?
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