“Chi, fra i Greci, poteva vantarsi di conoscere i nomi di tutte le ninfe? Erano le divinità di tutte le acque correnti, di tutte le sorgenti, di tutte le fonti. Non le ha prodotte l’immaginazione ellenica: erano al loro posto, nelle acque, fin dal principio del mondo; dai Greci ricevettero forse la forma umana e il nome. Sono state create dallo scorrere vivo dell’acqua, dalla sua magia, dalla forza che ne emanava, dal mormorio delle acque. I Greci, al più, le hanno staccate dall’elemento con cui si confondevano. Una volta staccate, personificate, investite di tutti i prestigi acquatici, hanno acquisito una leggenda, sono intervenute nell’epopea, si sono lasciate tentare dalla taumaturgia.” Trattato di storia delle religioni, Mircea Eliade
Potere dell’acqua, potere del femminile. Possiamo riassumere il ruolo delle ninfe descrivendole come divinità secondarie di luoghi particolari che gli uomini conoscono bene e a cui offrono culti e sacrifici. Le ninfe, possiamo dirlo, sono per la maggior parte divinità delle fonti e non deve stupirci in fondo perché il simbolismo erotico della fontana è tema abbastanza noto: fonti determinate che vengono visitate da donne sterili sono reminiscenze delle credenze di acqua germinativa; la pioggia è fecondante e nelle cosmogonie il Cielo ingravida la Terra per mezzo di essa… La storia registra culti e riti intorno a sorgenti, fiumi e corsi d’acqua per il valore sacro dell’acqua, elemento primordiale, e come epifanie locali, manifestazione della presenza sacra in un certo corso d’acqua o in una certa fonte. Ecco perché oracoli sorgono spesso nelle vicinanze di acque: è intuizione arcaica e assai diffusa che il potere profetico provenga dall’acqua e la ritroviamo, per esempio, nella vicenda della fata Mélusine. Fin dalla preistoria l’Acqua e il Femminile sono poi, assieme alla Luna, elementi di un unico concetto, quello di fecondità. Dice ancora Eliade: “la donna, l’acqua, il pesce, appartengono costituzionalmente allo stesso simbolismo di fecondità, verificabile su tutti i piani cosmici”.
Tratti tipici delle ninfe. Tornando alle ninfe, le più note erano le Nereidi, o le Oceanidi, ovvero legate alla sfera marina. Le altre erano celebri per risiedere nelle caverne: la ‘grotta delle ninfe’ è un topos letterario ellenistico (e non dimentichiamoci che la frotta è un luogo importante anche nella psicologia umana, doppio del grembo materno e luogo di nascita delle divinità).
Le ninfe della letteratura e della mitologia, che sono personificate, intervengono nella vita umana: sono innanzitutto divinità della nascita, tramite il collegamento acqua-fecondità citato più su, e sono kourotrophoi, allevano cioè i bambini e insegnano loro a diventare eroi (molti degli eroi greci sono stati allevati dalle ninfe, l’iniziazione eroica di solito avviene nella foresta, lontano dalla civiltà); talvolta sono le madri stesse degli eroi locali, come lo è Teti, nereide e madre di Achille.
Qualche volta il loro legame con i bambini è fosco, poiché sono anche note per esserne rapitrici e, in casi estremi, assassine per gelosia se dobbiamo dar retta all’epigrafe sulla tomba di una bambina di cinque anni che recita:“Bimba amabile, perché ero graziosa, sono stata rapita dalle Naiadi, non dalla morte”.
La paura delle ninfe. Le ninfe, assieme ad altri spiriti selvaggi della natura (le divinità Artemide e Dioniso, creature ibride come fauni e sileni) sono tanto oggetto di venerazione da parte degli umani, che di timore.
La credenza che scorgere le ninfe a mezzogiorno, momento in cui esse si manifestano agli uomini, porti alla ninfolessia, sorta di entusiasmo che fa perdere la ragione anche ai saggi, è piuttosto famosa: la raccomandazione era di non avvicinarsi alle fontane, alle sorgenti, ai corsi d’acqua oppure non trovarsi all’ombra di certi alberi sul fare dell’ora pericolosa. Più avanti nella storia si ritrova una superstizione più elaborata che mette in guardia dallo scorgere una forma con sembianze di ninfa uscire dall’acqua.
Queste credenze, che insistono sul valore profetico attribuito all’acqua, mettono anche in evidenza il sentimento ambivalente di paura e attrazione che essa esercita sull’uomo… l’acqua è germinativa, porta alla vita, ma allo stesso tempo disintegra, porta alla follia e abolisce l’individualità di chi cade vittima di ninfolessia.
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