Il cielo è sempre percepito come primo elemento del divino, sede del sovrannaturale e qualcosa di completamente differente dall’umano. La volta celeste porta in sé l’idea di “trascendenza, forza, immortalità” e vi sono fenomeni come gli astri, il sole, la luna, la pioggia, la folgore, l’arcobaleno, le tempeste, le meteore che ne sono la manifestazione (ierofania). Infine è archetipo dei signori della terra, cioè gli dei arrivano da o vivono lì. “Congiuntamente con la volta celeste, la terra costituisce il secondo simbolo primordiale attraverso il quale l’uomo accede al mistero fondamentale degli esseri e delle cose. L’uomo comprende che la terra è legata a un doppio mistero: in primo luogo, per la sua stessa esistenza, al mistero della creazione primordiale; in secondo luogo, per la sua inestinguibile fecondità, al mistero della creazione continua.” Nei miti la terra è associata al cielo e assimilata alla donna ed è presente la ierogamia cielo-terra che dà vita agli esseri viventi… di solito il luogo in cui questo avviene è la montagna sacra.
I molti volti della montagna sacra. Nel Vicino Oriente la terra è donna perché è madre che genera forme viventi traendole dalla propria sostanza: proprio qui la montagna sacra è costruita dall’uomo, lo ziggurat, ed è il luogo in cui cielo e terra si uniscono. In Egitto la montagna sacra è la piramide: permetteva “al re defunto di salire al dominio celeste: simbolo dell’ascensione verso il sole”. Anche l’obelisco era “simbolo del luogo primordiale sul quale il sole ha preso posto nel momento della creazione […] simbolo della montagna cosmica che ha dato slancio al sole, il simbolo del sole e della volta celeste attraverso cui compie la sua corsa”. Nell’impero ittita le feste religiose si celebravano sulle montagne perché lì gli dei vi avevano stabilito la residenza ed era possibile incontrarli. Antichi e diffusi sono anche i temi della montagna come residenza della divinità (Olimpo) e della montagna come luogo in cui gli dei fanno udire la propria voce (Sinai); il tempio/santuario talvolta rappresenta la montagna e ne ricrea al suo interno gli elementi sacri. In alcune mitologie la montagna rappresenta anche il centro del mondo (noto con il termine greco omphalos) e, ancora, può essere meta e sede del pellegrinaggio devozionale (accadeva già nell’antica Grecia) e asse del mondo: il gigantesco pilastro su cui poggia la volta celeste permettendone la rotazione.
Esempio nostrano. Il monte Bego è una montagna che si erge al centro tra Piemonte, Liguria, Provenza e valle del Rodano, antico luogo di incontro per i sacerdoti che vi si recavano per venerare gli dei e incidervi iscrizioni propiziatorie. Sono stati identificati ben sette santuari con 100.000 incisioni in tutto, di cui 40.000 figurative e con pochi temi iconici (incisioni così costanti per tema e tipo di realizzazione indicano che non erano frutto del caso, ma anzi un vero codice): era la montagna sacra su cui vivevano le divinità delle popolazioni che abitavano le Alpi meridionali, dalla costa ligure fino al Piemonte, tra il 3300 e il 1800 a.C. (Età del Rame e antica Età del Bronzo).
Dal linguaggio simbolico delle incisioni del Bego si evince che era dimora della coppia divina primigenia: il dio tauromorfo dispensatore della pioggia e la dea terra (la credenza in un essere divino celeste, creatore dell’universo e principio della fecondità del suolo grazie alla pioggia che rovescia sulla terra, è certamente quasi universale). Si assiste alla personificazione mitica del temporale, attributo delle divinità supreme e onnipotenti: in molte mitologie il fulmine è l’arma del dio del cielo, il tuono il suo brontolio e il luogo colpito dal fulmine è sacro. Il dio del cielo regolava le stagioni, annunciava la primavera, portava la pioggia e rendeva fertile la terra: il dio venerato sul Bego era perciò il dio del temporale in forma di toro, potente e impetuoso, simbolo della forza creatrice, il cui muggito era associato al tuono (“Bego” ha una radice indoeuropea che indica il bestiame, i bovini, il toro e per estensione il dio toro, signore del fulmine e del temporale, dispensatore di pioggia fertilizzatrice, incarnazione del dio sole). La terra, assimilata alla forza creatrice della donna, di solito è rappresentata come un reticolato che indica la parcellizzazione dei campi coltivati, ma in una rara incisione locale appare di fronte al dio in forma antropomorfa -anche se acefala- corniforme e con le braccia alzate a ricevere il seme del cielo che fertilizza la terra: in un periodo di optimum climatico che aveva reso il territorio più arido, le preghiere del popolo erano certo rivolte al dio del temporale perché concedesse pioggia (preoccupazioni frequenti nelle Alpi meridionali).
Il dio Bego, o dio toro, era perciò il signore del temporale e dispensatore di pioggia fecondatrice in coppia con la dea terra di cui, si osserva in alcune incisioni, ne è sposo e figlio poiché con essa si accoppia e da essa costantemente rinasce.
Ricapitolando. La montagna sacra in ambito alpino, così come la si desume anche e soprattutto dal corpus leggendario locale, possiede delle caratteristiche precise sia in termini spaziali che temporali. Per quel che riguarda la dimensione dello Spazio, essa è sede di una forza attiva, in grado di punire, ma anche pervasa da un sentimento animista di fronte all’imprevedibilità degli eventi e della vita in generale. È un contenitore del sovrannaturale e delle forze naturali, così come è dimora di presenze altre; uno spazio incognito e inaccessibile, ma anche un non-luogo esplorabile (se debitamente preparati). Prende parte alla cosmogonia verticale che ne fa l’anello di congiunzione tra cielo e terra ed è pure archetipo del tempio: la pietra altare, come manifestazione del mito e del rito, è tra le prime forme di culto. Anche il Tempo della montagna è diverso, seppur ancorato alla dimensione reale: quando ci si accosta ai leggendari siti proibiti, si rientra poi nella sfera umana completamente stravolti, a causa di una diacronia che può causare l’allontanamento dai viventi o l’impossibilità del tornare alla vita normale, talvolta la morte… indispensabile è essere preparati tramite un percorso iniziatico ad affrontare la montagna sacra con le sue leggi divine.
Tutte le citazioni provengono da “Montagna sacra” a cura di Julien Ries.
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