Madamine natalizie
Direttamente dalle pagine virtuali del calendario (dei perché) dell’Avvento, ecco le Madamine più festaiole che ci siano…
E ognuna di loro può arrivare a casa tua assieme al diario dei Dodici giorni, per un regalo davvero insolito!
La bambola singola costa 25€ (più 2,90€ per la spedizione).
La bambola + il diario dei Dodici giorni 30€ (più 5,70€ per la spedizione).
Ogni Madamina misura circa 15cm di altezza.
Scegli la tua preferita e prenotala scrivendomi a info@babacio.it 🙂
L’uso di decorare per Natale l’abete bianco o quello rosso era però già noto nei paesi scandinavi e germanici in occasione del solstizio d’inverno: nel Medioevo ci si recava nel bosco a tagliare un abete -albero sacro a Odino- che veniva poi decorato in casa con ghirlande, candele, uova dipinte e dolciumi e attorno al quale si trascorreva la notte di festa.
Nei paesi mediterranei l’abete natalizio giunse molto tardi, (anche se forse era presente in epoca barbarica e scomparso con l’affermarsi del Cristianesimo) ma divenne presto celebre come simbolo della nascita di Cristo… dopotutto i Romani decoravano le proprie case con rami di pino alle calende di gennaio e si appendevano agli alberi ornamenti di metallo che rappresentavano il dio Saturno, o le divinità protettrici della famiglia, nel corso dei Saturnalia. Non vi ricorda il nostro albero di Natale?
Perché si fa l’albero di Natale (che è un pino)?
I Romani appendevano ramoscelli di agrifoglio durante i Saturnalia in quanto talismani, le cui foglie spinose proteggevano dalle avversità, e in tutta Europa lo si piantava vicino alle case per allontanare i malefici. Come pianta sacra a Saturno, il suo aspetto sempreverde rimandava l’immagine di immortalità e sopravvivenza e le sue bacche rosso vivo celebravano degnamente la rinascita del sole, augurando un anno di prosperità. Il legame tra l’agrifoglio e il mese di dicembre giunse poi ai primi cristiani che continuarono a usare questa pianta come decorazione per celebrare la nascita di Gesù.
Perché l’agrifoglio è una pianta natalizia?
La tradizione delle renne che trainano la slitta di Babbo Natale è recente quanto il loro guidatore: la loro prima apparizione risale infatti a una poesia di inizio Ottocento e pensate che Rudolph dal naso rosso è, invece, giovanissimo… essendo stato creato nel 1949 come protagonista di una canzone natalizia)!
Ma insomma da dove saltano fuori queste renne e perché sono proprio otto?
Nella leggenda d’ispirazione celtica del Re Agrifoglio e del Re Quercia, Holly King viene spesso rappresentato come un Babbo Natale bucolico vestito di rosso, con un rametto di agrifoglio tra i capelli ricci, e talvolta raffigurato mentre guida un tiro di otto cervi: le renne sarebbero un adattamento nordico di quei cervi se, come vuole la tradizione, Santa Claus vive al Polo Nord (e non dimentichiamoci che, dando per buona la teoria del costume di Babbo Natale ispirato all’abito degli sciamani siberiani, le renne rappresentano ciò di cui quella popolazione di pastori viveva).
Perché Babbo Natale possiede le (otto) renne?
Se in Italia Nicola è il celebre santo legato ai bambini (nato in Turchia fra il 260 e il 280 d.C. in una ricca famiglia e rimasto orfano, ereditò un grande patrimonio che utilizzò per aiutare i poveri, regalando cibo e denaro… che di solito calava di nascosto giù per il camino delle abitazioni!) nei paesi del Nord Europa è noto come Santa Klaus/Claus: la leggendaria generosità del santo, cresciuta a dismisura dopo la sua morte, lo trasformò nel famoso personaggio chiamato poi Babbo Natale, un vecchietto dalla lunga barba che una volta all’anno gira per le case calandosi nei camini per portare dolci e giocattoli ai bambini. La tradizione italiana vuole però che il santo avesse regalato un giorno a dei bambini affamati tre belle mele che di notte si trasformarono in frutti d’oro, portando alla loro famiglia un’insperata ricchezza. Da qui l’usanza di regalare le mele nel giorno di San Nicola, come augurio di fortuna e prosperità!
Perché si regalano le mele nel giorno di San Nicola?
Non sono molte le piante che sono al massimo dello splendore in questa stagione, ma l’edera fiorisce in autunno e produce i suoi frutti in primavera… questa sua particolarità ha solleticato la curiosità degli esseri umani fin dall’antichità.
Nell’Europa continentale la si ritrova associata all’agrifoglio e appesa a porte, travi e camini in questo periodo: secondo la leggenda queste piante avrebbero tenuto alla larga i folletti che a Natale si nascondono per fare scherzi.
Associata all’altro simbolo invernale, l’agrifoglio -la si può osservare avvolgersi talvolta proprio a quest’albero protettivo che scacciava gli spiriti maligni- rappresenta ancor più marcatamente la resurrezione e l’eternità.
Perché l’edera fa parte delle decorazioni natalizie?
La tradizione precristiana voleva che i mesi dedicati al solstizio d’inverno fossero due: un lungo periodo di intensa attività rituale (che ha inizio con il mese di dicembre, vede il suo culmine con il solstizio e termina il mese di gennaio) segnato dall’urgenza di emergere dal buio rendendo tale momento una grande festa sul tema della nascita della luce e dell’essenza della vita. Nell’Europa continentale varie figure si presentano in questo momento all’umanità, detti Yulers, perché compaiono a Yule, nome di origine norrena del Natale.
Molti di essi presentano fattezze animali (ma non sono carini come le Madamine Volpe!!).
Perché si eseguono le mascherate natalizie?
Dai druidi celtici ai Norreni, tutti hanno riconosciuto la pianta del vischio come portatrice di proprietà magiche; gli antichi Romani, che onoravano il dio Saturno, praticavano rituali di fertilità sotto il vischio… cosa che avrebbe potuto dar vita alla nostra odierna usanza, in versione decisamente più pudica se avete capito a cosa mi riferisco, di baciarci sotto un rametto di questa pianta. Se si passa infatti in compagnia sotto al vischio, ci si deve baciare, e se (dice la tradizione) una ragazza non riceve questo bacio rituale non si sposerà nell’anno successivo… per scongiurare il pericolo di rimanere zitelle, in Inghilterra nella notte del 6 gennaio si deve bruciare il mazzo appeso in casa durante le feste. Secondo altri invece, la tradizione del bacio sotto il vischio, con il significato di pace e fine della discordia, deriva dalle saghe nordiche che narrano di guerrieri di tribù opposte che si incontrano sotto il vischio deponendo le armi.
Perché a Natale appendiamo il vischio sull’uscio di casa?
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