La notte della vigilia di San Giovanni (che cade proprio domenica prossima 23 giugno) è tradizione accendere a Torino un grande falò in piazza. In cima al falò è posizionata la sagoma di un toro, simbolo della città e, a seconda della direzione in cui essa cadrà dopo essere stata bruciata, si può dire se il seguente sarà un anno fortunato oppure no: se il falò cade verso la stazione di Porta Nuova ci sarà un’annata prospera, altrimenti verranno tempi poco favorevoli.
La festa di San Giovanni. Si tratta di uno dei momenti più importanti per Torino, momento in cui si celebra il santo patrono San Giovanni protettore della città da tempi antichissimi (si dice già dal 600 d.C. secondo alcune fonti storiche), ma il maggior numero di informazioni sull’origine di questa tradizione è attribuibile al Medioevo, quando la popolazione prese l’abitudine di festeggiare per due giorni, coinvolgendo inoltre tutti gli abitanti dei paesi vicini. Accanto a momenti religiosi (la processione e l’ostensione della reliquia) le celebrazioni prevedevano momenti di svago, balli e canti, banchetti…
Oltre al momento del falò in piazza, si assisteva anche a danze serali (la balloria) e il giorno dopo si svolgeva nel quartiere torinese Borgo Dora la corsa dei tori.
Il falò e la sua origine. La tradizione più sentita e attesa era comunque il falò del 23 giugno, nata probabilmente in concomitanza con la festa del patrono, ma la cui origine va forse cercata ancora più indietro… La festa di San Giovanni coincide con il solstizio d’estate, momento che per le religioni precristiane segnava il passaggio da una dimensione lunare a quella solare, con la notte più corta dell’anno. La rimanenza di culti pagani si ritrova nelle credenze secondo cui, proprio in questa notte, le streghe –masche in piemontese- celebravano i propri riti, oppure accadevano fenomeni straordinari come la visione di creature fatate (ad esempio in questa leggenda valdese).
La festività pagana. Dobbiamo ricordare che i Celti, e molte altre popolazioni protostoriche europee, consideravano le giornate a partire dal tramonto, così la sera del solstizio d’estate era tradizione accendere grandi fuochi per celebrare il giorno di Litha (e abbiamo visto il ruolo essenziale svolto dal fuoco nelle principale festività celtiche parlando di Beltane). Così, se la festa della fertilità che si svolgeva all’inizio di maggio viene in qualche modo ancora ricordata nel nostro calendario (Pasqua, Primo maggio, Calendimaggio) altrettanto sembra fare la festa di San Giovanni che viene celebrata a pochi giorni di distanza da un giorno così significativo per i nostri antenati che vivevano a stretto contatto con la natura.
Per approfondire.
Un’altra tradizione piemontese, la Bela Sparsera di Santena.
Un post sulle fantine, le fate del folclore valdese.
E una diretta Instagram sullo stesso tema.
Qui per adottare una Madamina selvatica, ispirata al folclore alpino.
Oppure l’Orso di segale, ispirato alla maschera delle Alpi marittime.
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