La fantascienza è la nuova mitologia.
Rende i fatti difficilmente possibili, comunque possibili.
Prende situazioni, personaggi e luoghi, li comprime tra le mani, spingendo e strizzando come a infilare un pezzo di plastilina in una forma stretta.
Arrotola su se stessi i dati della scienza finendo per fargli dire ciò che vuole, crea mondi nuovi, pazzeschi, alcuni bellissimi… il più delle volte terrificanti.
E questo perché di mezzo c’è sempre l’uomo (sì, l’uomo… non l’Umano, proprio l’Uomo). Questa ossessione per la nostra specie come metro di paragone e giustezza dell’universo è assente nella mitologia. Il centro della mitologia -e più avanti (o accanto) della religione- è il sacro, sono gli dei, è Dio. La materia con cui costruire le storie non è la scienza, è la fede. Ma questa volontà di trovare la spiegazione meno scontata, meno ovvia, è la stessa.
Il collegamento tra il Babacio Bookclub di gennaio e questo è che le autrici dipingono dimensioni diverse, ma possibili. Ursula Le Guin passa per essere maestra di scrittura utopica, ma non saprei dire se Buffalo Gals fosse un racconto ucronico bello e buono (ucronia = modello, non negativo o né positivo, che descrive mondi alternativi in cui la storia si è svolta diversamente dalla nostra realtà) oppure un fantasy. Margaret Atwood senz’altro affresca un romanzo distopico inquietante… se la mitologia ha il difetto di raccontare il passato, che al massimo possiamo rileggere con occhi nuovi, la fantascienza ci lascia liberə di evitare che il terribile accada. È così?

I colori del libro. Nel Racconto dell’ancella i personaggi sono divisi in classi sociali a seconda della funzione che ne esercitano all’interno, la coppia più evidente -soprattutto per il suo contrasto- è quella rosso vs azzurro. Ci sono molte chiavi di lettura: il rosso è il colore degli indumenti delle Ancelle, una sorta di divisa (completata da un copricapo che non permette a nessuno di vedere il volto delle giovani donne perché non si cada nella tentazione di invaghirsene) e che ne evidenzi subito il ruolo… rosso a indicare il sangue e la fertilità, ma anche in un certo senso la tangibilità e il pericolo. Da contraltare, le Mogli (quelle davvero spaventate dal potere delle Ancelle) possiedono una gamma di vestiti -non il severo abito rosso- ma comunque necessariamente azzurri, a richiamare la natura non peccaminosa di queste donne che, seppur sposate ai propri mariti, non vi giacciono in realtà insieme. A livello iconografico, la coppia di opposti che è presentata più spesso è il rosso della Maddalena vs l’azzurro della Madonna. Se vogliamo restare nell’ambito del simbolismo cultural-religioso, la discussione per me può essere portata anche un pelino più in là.
Avevo già trattato la questione cromatica tempo fa, qui vorrei solo riassumere che il rosso è stato e continua ad essere il colore della vita nonostante i cambi di paradigma culturale mentre, ad esempio, il bianco e il nero hanno completamente invertito di significato con l’avvento delle società patriarcali (recupera tutto qui). Un ulteriore cambiamento è quello a cui si assiste, molto più recentemente, con l’imporsi generale del Protestantesimo: il blu passa da essere un colore nobile e ricercato -soprattutto per la difficoltà di ottenerlo da tinta naturale- a colore delle classi dominanti borghesi e capitaliste. Se Medioevo e Rinascimento sono celebri per i loro colori sfarzosi, con l’inizio del secolo dei Lumi a trionfare sono le tonalità sobrie di blu, marrone e nero (esattamente quelle che Margaret Atwood sceglie per vestire tutti gli altri personaggi del suo universo). Che è successo?

Ordinare il mondo. C’è un momento nella storia recente dell’umanità (nota come Storia moderna, ovvero dalla scoperta dell’America all’Ottocento) in cui il punto di vista di una classe sociale prende il sopravvento. Succede spesso: chi è al potere impone la propria visione del mondo e per stare al passo -o anche solo per stare, nel senso di non essere eliminati- tocca indossare quegli occhiali lì. Il periodo a cui mi riferisco io è quello che segue il Rinascimento, quando la già citata classe dominante, che di lì a poco avrà in mano le chiavi degli stabilimenti industriali, scopre la Scienza. Il metodo sperimentale apre la via all’idea che nel mondo ci siano delle regole che governano la Natura e che, rispondendo a queste leggi, l’universo sia una serie di cose ordinate. Se noi umani comprendiamo questo linguaggio (= la scienza) avremo modo di manipolare tutto… e questa è la grande fregatura alla base dei disastri ecologici a cui stiamo assistendo, ma non fatemi divagare.
Quest’idea della perfezione naturale delle cose è la Grande truffa degli ultimi secoli, ma è anche il motivo per cui, quando qualcosa va in modo diverso dal previsto, è una catastrofe (ambientale), una degenerazione (sociale), un attacco (religioso); la Perfezione naturale delle cose è inscritta nei Manuali del mondo… il Manuale religioso del mondo è la Bibbia e proprio lì s’innesta l’ordine sociale descritto nel Racconto dell’ancella.
Ma facciamo un passo indietro, torniamo alla questione cromatica. Quando l’umano è stato capace, per mezzo della manipolazione chimica, a controllare il blu questo è passato da essere tinta infima dal risultato incerto (= resa instabile) a colore preferito per il guardaroba che usciva dalle fabbriche (= massimo profitto). A capo delle industrie c’erano uomini protestanti la cui confessione faceva prediligere toni dimessi, come blu, grigio e marrone che di lì a poco sarebbero diventati i colori degli abiti di tutti. La mentalità protestante, di chi prima aveva in saccoccia le chiavi della fabbrica e che -dopo qualche secolo- sono diventate le chiavi del mondo, richiede che tale mondo sia ordinato, perché l’ordine può essere controllato, e solo così la sua resa di profitto massimizzata. Distinguere le persone in base all’abbigliamento e ai colori ha una motivazione economica che nel libro di Margaret Atwood si spiega con la vita umana e la sua riproduzione.

Giochi di potere. “Fino agli anni Ottanta, prima che nascessero gli studi di genere, gli scrittori e le stesse scrittrici non scrivevano romanzi con protagoniste femminili che avessero come interesse principale il potere. I personaggi femminili si interessavano solo d’amore e al massimo dell’unica forma di potere esplicito a esso collegata: il matrimonio. […] Per fortuna era già in cammino la liberazione sessuale, che […] stava portando alla presa di coscienza di sé le donne di tutto il mondo occidentale. In quel turbine di parametri in mutazione diventava indispensabile ristrutturare anche gli immaginari di cui i ruoli di genere si erano nutriti fino a quel momento e qualcuno -più propriamente qualcuna- si mise effettivamente a farlo”. Con queste parole Michela Murgia abbozza una connessione tra Le nebbie di Avalon (volume a cui dedica “L’inferno è una buona memoria” da cui è tratta la citazione) e Il racconto dell’ancella. Il pretesto è il tema del potere e del modo in cui le donne lo esercitano all’interno delle storie: Murgia accosta Serena Joy (la Moglie che deve accogliere in casa l’ancella protagonista del libro Offred/Difred) alla più celebre regina Ginevra del ciclo arturiano, evidenziandone il comune ruolo di donne che detengono un potere usato per opprimere altre donne. Io pongo l’accento sul fatto che lo strumento per farlo sia, in entrambe le vicende, la religione (Atwood dipinge una società teocratica dove le Ancelle e le altre donne sono costrette alle loro funzioni per una certa interpretazione della Bibbia; in Avalon Ginevra è la paladina di Cristo che s’impone sul paganesimo). Così come le sacerdotesse pagane di Avalon, anche le Ancelle tentano di sottrarsi al nuovo ordine e sarà la loro azione, a livello comunitario o a misura personale della protagonista, a dare il pretesto per la trama del Racconto… Giacché il punto di vista di chi è oppresso è quello davvero interessante nelle storie perché mette in moto le cose.
Sottrarsi al nuovo ordine è qualcosa che le donne possono fare solo con il proprio corpo (ad Avalon imponendo la loro libertà, per Atwood rosicchiando il poco che l’oppressione concede loro): il corpo femminile e la sessualità sono al centro del contendere, armi e bottino allo stesso tempo.

Per approfondire la questione cromatica: i libri “Blu. Storia di un colore” di Michel Pastoureau e “Cromorama: come il colore ha cambiato il nostro sguardo” di Riccardo Falcinelli.
In più, gli articoli del blog dedicati al rosso, al nero e al bianco.
I libri citati sono “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley e “L’inferno è una buona memoria” di Michela Murgia.
Sono a conoscenza della questione etica relativa alle accuse rivolte a Zimmer Bradley, così come le -molto meno gravi- uscite di Atwood: sospendo il mio giudizio in questa sede, non potendo negare il legame curioso tra le due vicende.
I precedenti scritti che abbiamo letto insieme sono stati: Sirene e altri mostri, Buffalo Gals, Storia notturna e L’ordine nascosto.

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La lettura di aprile sarà “Metafisica dei tubi” di Amélie Nothomb.