L’Europa conosce un uso tradizionale dell’Amanita muscaria come allucinogeno, ma questo fungo, debitamente seccato e impiegato in specifiche dosi, viene ancora utilizzato tra le popolazioni animiste di tradizione sciamanica della Siberia. Esattamente come alcuni prodotti della Natura che avevano effetti particolari e/o rivestivano un’importanza culturale per qualche popolo (si pensi al vischio per i Celti) l’Amanita poteva essere manipolata solo da specifiche figure: gli sciamani.
Pillole di sciamanismo. Gli sciamani vivono l’esperienza della trance per entrare in contatto con il mondo degli spiriti e dei morti… spesso lo fanno per guarire le persone (si ritiene che la malattia di qualcuno sia data dalla fuga della sua anima in un’altra dimensione, compito dello sciamano è trascendere i piani della realtà per ritrovare l’anima dispera e farla tornare al suo posto, permettendo così al malato di guarire) e talvolta utilizzano sostanze specifiche per raggiungere questi stati di alterazione.
Accreditata è la tesi che gli effetti inebrianti dell’Amanita vennero scoperti dalle popolazioni siberiane osservando le renne che intenzionalmente ricercano il fungo nelle foreste di conifere -tipiche del loro habitat- per godere delle stesse proprietà psicoattive… tanto da aver persino imparato a sorbire l’urina degli esemplari che avevano già consumato l’amanita, per godere dell’effetto allucinogeno che passa attraverso il liquido.
Dal bosco a Babbo Natale. Questo fungo risulta essere un sacramento religioso e, in quanto tale, abbiamo detto andava manipolato solo da persone che avevano ricevuto un’istruzione adeguata: questo tipo di sciamani, esperti della raccolta e dell’uso, avrebbero un abbigliamento particolare che ricordava l’amanita rendendoli subito riconoscibili e rispettati. Si tramanda che il loro vestiario consistesse in un lungo abito bianco e rosso, stivali neri e che fossero soliti portare i funghi in grandi sacchi che si caricavano sulle spalle… praticamente lo stesso costume indossato da Babbo Natale!
Chi sposa questa tesi sostiene che la tradizione sciamanica spiegherebbe anche altre due caratteristiche dell’immaginario tipico di Babbo Natale. La discesa dal camino deriverebbe dalla descrizione che gli sciamani danno, nel corso della trance, dell’uscita della loro stessa anima dal corpo per viaggiare tra le dimensioni (secondo le esigenze del caso): l’anima circola attraverso l’apertura centrale della tenda tradizionale, chiamata yurta, e dalla stessa passa quando -terminato il viaggio- può essere di nuovo accolta nel corpo dello sciamano.
Ma anche la leggenda delle renne volanti sarebbe da ricercare qui, sia per l’allucinazione creata in chi osserva gli animali sotto l’effetto del fungo, ma anche perché le renne stesse acquisiscono un’andatura ciondolante dopo essersi cibate dell’amanita.
Da Babbo Natale a Odino (di nuovo). Curiosamente, secondo la mitologia nordica le amanite sarebbero nate dalla bava rossa caduta dalla bocca di Sleipnir, mitico cavallo del dio Odino. La figura di Odino è strettamente connessa ai riti sciamanici poiché la leggenda narra che egli dovette sacrificare un occhio e intraprendere un percorso iniziatico per acquisire la conoscenza di ogni cosa. Possiamo affermare sinteticamente che la figura di Odino è un miscuglio delle divinità tipiche degli Indoeuropei, Zeus su tutti, e delle tradizioni sciamaniche nordiche… quello che però non sarà sfuggito è che la figura di Babbo Natale è iconicamente collegata a quella del dio norreno. Pare che il legame tra i due personaggi sia davvero saldo e geograficamente esteso!
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