Nello scorso post abbiamo visto alcune delle caratteristiche della dea preposta alla stagione invernale, o meglio, come appare la Dea dell’anno alla fine del suo corso (e cioè come un’anziana, tradizionalmente la Vecchia).
La figura archetipica a cui far risalire la Vecchia è, secondo Marija Gimbutas, la Bianca signora di epoca neolitica: un personaggio frequentemente raffigurato su statuette di osso o pietra bianca che si presenta rigida e, talvolta, mascherata.

Seppellire la Dea. La maschera indossata da questa divinità, difficilmente identificabile, è stata individuata dall’archeologa lituana con la Dea serpente, particolarmente nel suo aspetto di serpente velenoso, e quindi, mortale. Tale maschera/figura mascherata è stata ritrovata in tombe dove “apriva forse l’accesso all’utero sotterraneo e assicurava la rigenerazione ciclica”, attenzione però: non si trattava di sepolcri umani -non sono presenti ossa- ma di vere e proprie tombe di maschere.
Le maschere, realizzate in argilla e decorate d’oro, erano a grandezza naturale, con occhi piatti rotondi e rifinite con materiali e oggetti preziosi come ori, pietre colorate, perle, ornamenti e dischi in rame… Gimbutas scrive ancora: “ I lati sporgenti delle loro teste sono forse simbolici della capigliatura arruffata di una Vecchia Megera”… e se invece fossero i capelli serpentini della Gorgone?
La decorazione di queste maschere funerarie mescola simboli di vita e di morte come la Luna nera, (= l’aspetto infero e oscuro del ciclico mistero cosmico di vita-morte-rinascita) e c’è la possibilità, ma non purtroppo le prove a supportare questa tesi, che l’interramento di tali maschere avvenisse in un dato momento dell’anno, magari in occasione di una festa annuale del raccolto o altra celebrazione stagionale?

La dea che protegge. Quello che non è certo -ma molto probabile- è che questa terribile faccia della dea, la Signora delle creature selvagge citata nello scorso post, sia il prototipo di quelle che diventeranno, più tardi, le teste di Gorgone. La testa decapitata di Medusa, gorgone per eccellenza, era una maschera profilattica che veniva dipinta su scudi, forni, mura… (tutti luoghi liminari e, per questo, pericolosi e/o soggetti a contaminazione).
Nella doppia raffigurazione della dea lunare Artemide/Ecate, la testa della Gorgone diventa analoga al volto della luna, nella sua variante oscura e infera.
La connessione tra la Gorgone e la Morte si ritrova anche nel mito, nella versione in cui Medusa, non ancora decapitata, figura come una delle figure che vigilano i confini tra il nostro mondo e l’Ade (è il caso dell’Eneide e della Commedia dantesca). Scavallato il periodo natalizio, quello che in Europa segnava il periodo di massime celebrazioni -forse proprio per scongiurare i pericoli dell’inverno/Morte- abbiamo sicuramente una concezione diversa dei luoghi liminari di sopra: sono concentrate infatti nel momento del solstizio e nei Dodici giorni (e, per contrappasso, anche allo scoccare dell’altra Porta dell’anno, il solstizio estivo) tutta una serie di pratiche da adottare per proteggere porte, finestre e camini da entità che potrebbero invadere la dimora. La scopa accanto alla porta, le candele sul davanzale e il Ceppo di Yule a presiede il camino sono figli dello stesso pensiero che pone Medusa a sorvegliare e proteggere le Porte degli Inferi… che il suo intervento impedisse ai vivi di raggiungere l’Ade o ai defunti di tornare in superficie, il lavoro di Medusa rendeva certamente un favore all’umanità e il suo valore protettivo trova forse in ciò la sua spiegazione.

Maschere e bestialità. Vien facile parlare di maschere in questo periodo dell’anno e vorrei utilizzare quest’ultimo paragrafo per stabilire alcune connessioni, cercando di non mettere troppa carne al fuoco (ma già sappiamo che). Rivendico in tutto e per tutto il percorso fatto con il primissimo articolo comparso qui su Medusa, che titolava profeticamente “Da mostro a divinità, storia al contrario di Medusa”: nota come mostro, ma nata come dea serpente, la biografia dell’unica Gorgone mortale non segue lo stesso filo della sua evoluzione storica. Andare indietro nella storia di Medusa significa abbandonare l’idea della sua bellezza mortale per tornare al suo aspetto originario e… terribile. Non solo, e forse neanche!, per i suoi capelli serpentini, ma soprattutto per i connotati che ci arrivano dalle maschere descritte sopra (ovvero dalle più antiche raffigurazioni): zanne, pelo e lingue di fuori… Perché Medusa appariva così spaventosa? E com’è diventata la femme fatale con giusto qualche viperina in testa?
Se seguiamo la teoria che vede il Carnevale, quello popolare e mascherato e non quello -diciamo- cristiano, come una rimessa in scena dello stato di Caos primigenio, sappiamo che la maschera bestiale è il simbolo di una creatura a metà strada tra l’animale e l’umano perché antenato di entrambi. Quest’idea dell’infanzia ferina dell’umanità è un concetto che spaventa l’essere umano civile, l’uomo della polis, che per opporsi e distaccarsi dalla sfera animale si eleva a intermediario di Dio, senza avere più niente a che spartire con la Natura (alla quale, guarda un po’, contrappone la Cultura).
La maschera della Gorgone ieri (molto ieri) e le maschere del ciclo Halloween-Natale-Carnevale raccontano in fondo la stessa storia: una comune origine caotica, fatta di tutto ciò che una società “per bene” non gradisce… rumore, smorfie, scherzi, bruttezza.
Il fil rouge che lega le maschere e la paura del mostro (Medusa passa da essere spaventosa per la sua funzione di dea della morte a esserlo per la sua bruttezza) è che -dietro la maschera- potrebbe esserci chiunque. Potrei essere io, ma potresti esserci anche tu.
Oggi si teme e denigra il mostro, ma domani quel mostro potrebbe essere un amico. Subendo lo stesso trattamento. Con il tempo la classe sacerdotale si è arrogata il diritto e il privilegio di maneggiare in esclusiva la materia spirituale, ma un tempo -grazie anche alle maschere- i ruoli erano assegnabili a tutti. Analogamente, nei Carnevali le maschere erano spesso interpretate da uomini (anche quando i personaggi sono femminili). Non sto dicendo che nella notte dei tempi le maschere stagionali fossero appannaggio esclusivo delle donne; ma a un certo punto ne sono state precluse del tutto. La maschera aveva questo potere? Lasciarlo in mano alle donne era così pericoloso?

A queste domande rispondiamo parzialmente grazie al Bookclub di questo mese, dedicato a “Sirene e altri mostri. Donne della mitologia che hanno sfidato il potere maschile” di Jess Zimmerman… a marzo parleremo di caccia alle streghe e scopriremo che i due temi hanno in comune molte più cose di quanto avremmo immaginato!
Ma intanto…

Per approfondire.
Da mostro a divinità, storia al contrario di Medusa” il post citato sopra.
E la seconda parte “Gorgone: l’antica dea serpente spiegata (abbastanza) facile”.
Mélusine, un’altra donna serpente.
Qualcun altro che condivide la sorte di Medusa, il Minotauro.
Il serpente come simbolo stagionale.
Sulle maschere e i carnevali tradizionali, questo post e i successivi.
Per l’opera citata di Gimbutas, un Angolo dell’antropolog* mancat* d’antan.