Parlando, ormai moltissimo tempo fa della Pasqua e dell’albero del maggio, avevamo osservato come i riti dedicati al ciclo produttivo dei raccolti dipendesse, com’è ovvio, dal clima e dai conseguenti diversi momenti in cui essi avvenivano: più ci si sposta a Nord e maggiore è lo slittamento delle feste che verso il Mediterraneo sono collocate in primavera. Non solo, fenomeni religiosi apparentemente diversi possono invece rivelare la propria origine affine se li si osserva da particolari punti di vista…
Il momento più difficile dell’anno. Un po’ è quello che abbiamo imparato a fare con le dee invernali, a seconda delle influenze culturali alcuni tratti sono sopravvissuti fino a noi e altri si sono smorzati: ecco che di Diana nelle campagne europee medievali pare essere ricordato solo il fatto che si spostasse in volo e portasse prosperità alle coltivazioni. Questa particolare attenzione a propiziarsi l’abbondanza dei raccolti forse era così evidente perché ci si trovava sul fare della stagione più difficile, quella invernale, e i patimenti della fame erano ogni giorno più tangibili (rendendo così più pressante nell’umano il bisogno ancestrale d’invocare un’entità divina superiore che conceda clemenza e venga in suo soccorso).
Assicurarsi l’abbondanza. Se restiamo nell’area mediterranea e volgiamo il nostro sguardo verso la Grecia, possiamo osservare che il periodo oggi considerato “natalizio” prendeva il nome di Posideone, mese dedicato al noto dio marino e corrispondente ai giorni odierni che vanno da oggi 15 dicembre al 15 gennaio, e lungo il suo corso vedeva svolgersi la festa delle Alòe, celebrazione attica che onorava gli dei protettori dei frutti della terra e inventori dell’aratro Demetra e Dioniso (il nome di questa festa è oscuro ma si pensa che possa derivare dall’aia). Si trattava di celebrazioni meno note di altre, ma in esse possiamo ritrovare alcune caratteristiche già incontrate come il consumo di vino e comportamenti licenziosi da parte delle donne allo scopo di favorire la fertilità, soprattutto nei momenti dedicati a Dioniso che della vite e degli effetti inebrianti del suo derivato era il dio preposto.
Lo sguardo al futuro. Sempre parlando di aspetti in cui ci siamo già imbattuti, anche in questo caso come in quello di Bona Dea, vi erano rituali che solo le donne potevano svolgere e che prevedevano sacrifici incruenti, che non prevedessero cioè lo spargimento di sangue, come l’offerta di sola frutta agli dei (in segno di gratitudine per l’abbondanza concessa e contemporaneamente per auspicarne altrettanta nell’anno a venire). D’altronde a Roma il 24 novembre iniziavano i Brumalia in onore di Saturno, ma anche di Cerere e Bacco, cioè le controparti latine proprio di Demetra e Dioniso; queste figure presiedevano i tre momenti fondamentali dell’agricoltura quali la semina, la crescita e il raccolto… insomma, anche sulle rive del Mediterraneo, pur se il timore della scomparsa del sole era di certo meno tangibile che nel Nord Europa, l’essere umano aveva le sue preoccupazioni legate ad assicurare la sopravvivenza futura per sé e i suoi simili.
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