Oppure, nei luoghi di Ecate, tra Vita e Morte.
Abbiamo definito Persefone come dea degli inferi, del sottosuolo e di tutto ciò che vi germina. In un recente post avevo scritto: “Avvicinandoci ad Halloween avremo modo di approfondire il legame tra la dea, i morti e i funghi (nei miti Persefone è accompagnata spesso dalla divinità femminile oscura Ecate).”. Ecco, sul potere rigenerativo dei funghi, che dalla morte ricreano vita, tramite un vocabolo che disprezziamo ma di cui dovremmo cogliere invece tutta la potenza -putrefazione- abbiamo detto abbastanza.
Vi avevo però lasciato in sospeso su Ecate, di cui solo le e i più nerd tra voi, avranno colto il legame.

Chi è Ecate? Già, bella domanda. Potremmo partire dal perché di questa dea si sa poco o nulla.
Figlia di un Titano e di una divinità siderale, Asteria, connessa all’occulto e alla necromanzia (ma secondo altre versioni direttamente figlia di Nyx, la Notte), Ecate risulta essere quindi una titanessa e non una dea propriamente detta (= una dea olimpica, da un legame di sangue con Zeus). Ecco perché non rientra nell’albero genealogico dell’Olimpo. Anche Afrodite non era nata da Zeus e, tecnicamente, era sorella del nonno degli Olimpici, Urano*: molto pasticcio per dire che, quando qualcuno o qualcuna non s’inserisce comodamente nel pantheon greco classico, quasi sicuramente è il residuo di una divinità più antica. Chiedere a Dioniso per conferma.
Se già Afrodite, dea dell’amore, e Dioniso, dio dell’estasi, erano poco graditi al sistema religioso dell’uomo della polis… Ecate non poteva che andare a completare il gruppetto, con la sua simpatia per gli spettri, il buio e i mostri (le fonti più antiche la vogliono vergine, ma autori più recenti ne fanno la madre di personaggini come Scilla, Medea e le Empuse). La difficoltà a etichettare questa dea, hanno fatto sì che venisse spesso trattata in collegamento con altre divinità femminili, soprattutto Artemide e Persefone.

Dea della Luna nera. Come divinità della notte e dell’oscurità, Ecate era associata all’astro notturno per eccellenza, la Luna, che però essendo anche elemento mutevole grazie alle sue fasi, ne diventava simbolo nella fase specifica di novilunio, quando il satellite non è visibile perché oscurato dall’ombra terrestre e, per questo, detto Luna nera. Il nome “Ecate” è di dubbio significato, ma l’ipotesi maggiormente condivisa è che si riferisca al termine ekatos, ossia “che colpisce da lontano” e da intendersi come “freccia”. Questa era proprio l’arma che contraddistingueva l’arciera Artemide, confermando in parte l’idea di una divinità per la luna luminosa e una per la luna oscura (Asteria e Leto, madre di Artemide, erano sorelle e le nostre due risulterebbero così cugine).
Nell’iconografia Ecate è spesso rappresentata con tre volti, a simboleggiare il presente, il passato e il futuro; ma anche le età della donna, dove allora il suo ruolo è quello dell’anziana saggia, in contrapposizione alla vergine Artemide e alla madre Selene (figurata come luna piena).
In quanto figura lunare, Ecate -proprio come Artemide- era a capo dei momenti di transizione temporale e delle diverse fasi di vita della donna (menarca, matrimonio, parto), così come ai luoghi di passaggio fisici: Ecate Trivia era preposta agli incroci, in quanto spazi che offrono possibilità di intraprendere tragitti e percorsi diversi, e dove erano poste tre maschere lignee, oppure una statua trimorfa, della dea.
Prima o dopo, il crocicchio divenne anche il luogo per antonomasia per svolgere incantesimi e dove tutto poteva e può succedere.

Dea dei passaggi. In quanto divinità dei passaggi e dei non luoghi, Ecate è anche colei che collega il mondo dei vivi con quello dei morti, tramite tra il regno terrestre e quello sotterraneo di Persefone. Le due sono legate dalla leggenda: Ecate sarebbe stata la sola a sentire le grida della ragazza che sprofonda negli Inferi trascinata da Ade e, sempre lei, si sarebbe fatta garante che il dio della morte rispettasse il patto di lasciare periodicamente libera la sua sposa per risalire in superficie dalla madre Demetra. Il periodo di ricongiungimento tra Demetra e Persefone potrebbe corrispondere all’improvviso istante in cui compaiono i funghi dal sottosuolo, chi lo sa.
Per intervento di Ecate però si palesa il diverso ruolo all’interno della coppia infera: Ade è la morte definitiva, Persefone la morte rigenerativa.
La dea dei crocicchi e della luna nera rivela così il suo vero carattere: è insieme luce e ombra (diversamente da Persefone che è luce o ombra, a seconda del suo luogo di soggiorno); con la sua capacità di penetrare il buio, uno dei suoi simboli è la fiaccola, può dissipare le tenebre più totali e viaggiare tra la dimensione terrena e l’Aldilà, cosa che la rende una creatura psicopompa -in grado, cioè, di accompagnare i morti nell’Oltretomba; il suo legame, più che con i defunti, è con gli spettri che l’accompagnano in corteo… spettri che sono, a ben vedere, creature non vive, ma neppure definitivamente morte; la Luna nera, apparentemente invisibile, che c’è e non c’è allo stesso tempo.
Dea dei riti di passaggio che conducono a una nuova identità, ma anche dea delle porte, degli incroci, delle soglie: luoghi in cui non si conosce cosa c’è oltre e -fatto eccezionale per la nostra società fatta di evoluzioni ineluttabili- che permette, volendo, anche di tornare indietro, rappresentando uno spazio che può essere attraversato molteplici volte in entrambe le direzioni.

*[qui è solo apparentemente complicato: Zeus era figlio di Crono che era figlio a sua volta di Urano, dio del cielo, e di Gea. Per un dissing familiare, il figlio Crono evira il padre e dai genitali di Urano viene generata Afrodite. Con un parto così anomalo non stupisce che Afrodite diventasse la nemica pubblica n.1 di tutto il patriarcato!]

N.d.r. La protagonista della copertina non è Ecate, ma una divinità che le è geograficamente distante, ma prossima per indole: è la dea della battaglia Morrigàn.
Leggi qui la sua storia Morrigàn, la Dea corvo reggitrice di morte.