Come sai, o forse no ma tanto ora te lo dico, dall’inizio dell’estate organizzo delle passeggiate nella mia città. Si chiamano Passeggiate eretiche perché durante la camminata racconto alcuni fatti del Trecento che riguardano catari, valdesi e streghe… gente eretica, appunto.
Per prepararmi degnamente ho svaligiato la biblioteca (e quelle del circondario) per capire come la figura dell’eretico sia passato dall’essere cataro, poi valdese, quindi strega/stregone. E insomma, si tratta sempre di un potere forte che si impone su una minoranza di comodo per affermarsi in una determinata “sfera di competenza”… non ero pronta, nel mio studio, a iperbolici raffronti tra la mitologia greca e il marxismo, ma lo farò qui. E sai qual è il denominatore comune? Esatto, proprio lui… il patriarcato.

Il grande fraintendimento della critica al patriarcato è che la voce più forte del coro antagonista è quello del femminismo. Certo, le femmine sono sicuramente la fetta più numerosa di chi, nel patriarcato, ha tutto da perdere. Ma a vedere nell’opposizione al patriarcato unicamente il femminismo si rischia -cosa che puntualmente accade- di farne solo una guerra tra i sessi. Non si tratta di maschi contro femmine. Si tratta di maschi contro tutto ciò che maschio non è.
Oggi, che abbiamo un’etichetta per ogni cosa, possiamo riassumere la faccenda con una formula quasi matematica, dicendo che per “maschio” si intende il maschio bianco etero e per “tutto ciò che maschio non è” si intendono le persone femmine e lgbtqia+. Perdona la semplificazione sicuramente non esaustiva (d’altronde classificare e semplificare sono prerogative patriarcali che poi mal si adattano alla realtà… reale).

Se facciamo un passo indietro al Medioevo eretico, il maschio bianco etero dell’epoca doveva avere una denominazione in più, ossia essere anche cattolico (questa etichetta poi è andata a farsi friggere con l’egemonia mondiale del Regno Unito, di Olanda e Germania prima, e degli Stati Uniti dopo… tutti paesi protestanti. E la religione ce la siamo persa per strada).
Quindi, se mi segui nel ragionamento, nel Medioevo il tipo giusto era maschio bianco etero e cattolico. Ecco come l’eretico veniva emarginato (e poi perseguitato e poi ancora eliminato). Se nella formula di salvezza maschio bianco etero e cattolico già due cose mancavano (per esempio, maschio e cattolico) allora l’eliminazione era una necessità, un modo per evitare che il contagio si diffondesse nella società. Ma, se l’eresia era pericolosa perché avrebbe inquinato la buona fede della gente, dove stava la pericolosità dell’essere donna?

Altro salto temporale, stavolta nella Grecia antica (ma antica antica, eh). I miti greci pullulano di presenze sovrannaturali femminili, verosimilmente residui culturali di una civiltà precedente quella che venerava gli dei olimpici. E ci sta, siamo tutti un minestrone culturale di pensieri e credenze (c’è chi lo chiama con il suo nome figo, melting pot, ma ci siamo capiti uguale, no?). Talvolta, in maniera anche divertente, saltano fuori personaggi senza senso… che a leggerli si pensa proverbialmente ma che davvero? Oggi ti faccio l’esempio delle Erinni.
L’enciclopedia ci informa che venivano chiamate Eumenidi -lett. le Gentili, anche se per i Romani erano le Furie, quindi tanto gentili non erano- perché a nominarle con il loro vero nome s’inca**avano ed erano guai. Orsù, e che potevano combinare mai? Il loro superpotere più celebre era portare alla pazzia, ma potevano fare anche altre cosucce come rendere sterile il suolo, distruggere le messi e uccidere ogni bambino… il tutto semplicemente facendo cadere a terra una goccia del loro sangue. E come mai avevano questo caratteraccio? Semplice: la loro missione era vendicare i crimini.

Descritte come tre figure -Aletto, Tisifone e Megera- straordinariamente simili a Medusa, erano forse un tempo la dea Eris, personificazione della Discordia e la loro antichità è attestata dal fatto che il mito le fa risalire a un tempo precedente gli dei dell’Olimpo. Agiscono perciò al di fuori della volontà di Zeus; in pratica non prendono ordini da nessuno, ma si comportano secondo le leggi di natura: prima di diventare paladine dell’ordine sociale, vendicando specialmente i delitti di famiglia (quella famiglia di sangue che piace tanto al patriarcato), esse erano il Rimorso di coscienza che attanaglia chi si macchia di un crimine.
[A un certo punto i personaggi ancestrali finiscono per essere inglobati nel pantheon patriarcale che ha a capo Zeus in modo spesso letterariamente astruso; le Erinni verranno domate da Atena, una a caso. E niente, anche oggi un rant contro di lei.]

L’agire fuori dagli schemi sfuggendo all’autorità maschile -come nel nostro caso facevano le Erinni- è precisamente ciò che il patriarcato (che affonda le sue origini nella cultura classica) teme di più. Ed era pure l’accusa che, più di tutte, incastrava le streghe durante le tristemente celebri cacce.
Il fenomeno della Caccia alle streghe non è medievale, certo si origina lì, ma si sviluppa e acuisce più tardi, quando la società ha bisogno di imbrigliare e sottomettere le donne. Non posso aprire questa parentesi qui e ora, perché la newsletter mi pare già abbastanza corposa, ma il punto della lettera di oggi è dimostrarti speranzosamente che il patriarcato non si è mai imposto al 100% (anche se la percentuale è, ahinoi, sempre altissima): fintanto che sopravvivranno i miti sulle Erinni o le storie sulle streghe bruciate al rogo ci sarà chi teme una donna furiosa che si aggira con una spada di acciaio giapponese pronta a vendicare i torti subiti.

Sembravo morta, vero? Ma non lo ero. Non perché non ci avessero provato, intendiamoci. […] Al mio risveglio, ho agito spinta da quella che la pubblicità del film definisce una ruggente furia vendicativa. Ho ruggito. E mi sono infuriata. E mi sono presa tante soddisfazioni.”*

*Ironia della sorte, due giorni fa ho guardato il (discutibilissimo) film “Percy Jackson e il ladro di fulmini”, tratto da una serie di libri che vorrebbero appassionare i ragazzi alla mitologia greca (ma che se lo fanno così, anche no, grazie) e a recitare il personaggio di Medusa era proprio Uma Thurman. Divertente, no?