Dai druidi celtici ai Norreni, tutti hanno riconosciuto la pianta del vischio come portatrice di proprietà magiche; gli antichi Romani, che onoravano il dio Saturno, praticavano rituali di fertilità sotto il vischio… cosa che potrebbe aver dato vita alla nostra odierna usanza (in versione decisamente più pudica se avete capito a cosa mi riferisco!) di baciarci sotto un rametto di questa pianta. Se si passa infatti in compagnia di qualcuno sotto al vischio, ci si deve baciare, e se -dice la tradizione- una ragazza non riceve questo bacio rituale non si sposerà nell’anno successivo… per scongiurare il pericolo di rimanere zitelle, in Inghilterra nella notte del 6 gennaio si deve bruciare il mazzo appeso in casa durante le feste. Secondo altri invece, la tradizione del bacio sotto il vischio, con il significato di pace e fine della discordia, deriva dalle saghe nordiche che narrano di guerrieri di tribù opposte che si incontrano sotto il vischio deponendo le armi
Il vischio si appende agli usci delle case o lo si porta al collo come amuleto contro le disgrazie per via della sua natura divina: capace di vivere senza radici gli antichi, Celti soprattutto, lo ritenevano donato dagli dei per mezzo del fulmine che colpiva l’albero e che permetteva così la discesa della divinità; particolarmente sacro era quello cresciuto sulla quercia, albero del dio del tuono e della pioggia. In quanto emanazione del fuoco celeste, il vischio andava raccolto specialmente nei giorni di solstizio -invernale o estivo- ma il suo legame privilegiato con la stagione fredda si ritrova ancora nel XV in Francia, quando lo si chiamava guilanleuf o auguilanneuf (vischio dell’anno nuovo).
Il vischio aveva inoltre, per i Latini, il potere di aprire le vie degli Inferi: Enea potrà scendere nel Tartaro per rivedere il padre solo se prima ne avrà staccato da un albero il ramo (“Ma non puoi scendere nei segreti della terra se prima / dall’albero non hai staccato il virgulto dalle fronde d’oro”).
La natura solstiziale e solare del vischio, assieme alla nascita celeste, ispirarono ai Cristiani il suo utilizzo come simbolo della luce del mondo nata in modo misterioso, Gesù: risalgono forse al Medioevo le leggende che raccontano come il vischio fosse stata l’unica pianta a non distruggersi per salvare il Cristo dalla crocifissione e come esso fosse poi stato utilizzato appunto come legno della croce, venendo da quel momento maledetto (e costretto alla sua forma mostruosa, diverso da tutti gli altri alberi). Ciò nonostante il suo uso venne poi adottato anche dalla Chiesa se, nella cattedrale di York, veniva sistemato alla vigilia di Natale un ramo di vischio che restava lì per tuti i Dodici giorni.
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