Spesso abbiamo parlato di metamorfosi: possiamo sintetizzarla come duplice evoluzione che consente di rimanere se stessi, pur subendo una mutazione. Un cambiamento totale è sempre opera degli dei, ma quando la personalità permane, siamo di fronte a una sanzione. Atteone, mutato in cervo da Artemide per averlo vista nuda, sa che in quella forma sarà divorato dai suoi stessi cani; e Callisto, trasformata in orsa da Era, è condannata a nascondersi tra le montagne… le metamorfosi divine sono punizioni per l’insolenza umana nei confronti degli dei.
Ecco, non esistono esempi di ninfe o donne tramutate in volpe nella mitologia greca; che questa, pur condividendo lo stesso habitat di cervi e orsi, non abbia dato vita a una simbologia specifica rappresenta già un dato: i Greci non la ritenevano portatrice di tratti divini o sovrannaturali. Le eccezioni si contano sulle dita…
Animale inafferrabile. La volpe Teumessia era un animale leggendario che non poteva mai essere acciuffato. Il cacciatore che decise di catturarla si fece accompagnare da Lelapo, segugio di Artemide il cui destino era quello di non mancare mai la preda. Una volpe imprendibile e un cane da preda infallibile, come risolvere questo problema? Gli dei, che avevano innescato in qualche modo la vicenda senza soluzione, discussero a lungo… finché Zeus si scocciò e trasformò entrambi gli animali in pietre. Secondo Robert Graves la spiegazione di questa curiosa vicenda potrebbe risiedere nella volpe come emblema della città di Messene, dove l’usanza locale di sacrificare vittime umane a una dea lunare, in forma di volpe, venne soppressa con l’arrivo degli Achei devoti a Zeus.
La volpe come epifania della Dea? Sacrifici umani offerti a una divinità femminile sarebbero da ricollegare -sempre secondo Graves- alla ninfa Cerdo che si presentava a volte in forma di martora/donnola o volpe, animali comunque considerati profetici. Era moglie del re Foroneo, che secondo la leggenda scoprì per primo il fuoco dopo che questo venne sottratto agli dei da Prometeo, e che regnò su tutto il Peloponneso istituendo il culto di Era. Cerdo passa per essere anche uno dei tanti nomi di Demetra… perciò, anche se non vi sono certezze, emerge dalle nebbie di questi dati il trovarsi in un contesto primordiale, dove la figura della Dea cominciava appena a frantumarsi in tante divinità femminili (i sacrifici umani vengono generalmente fatti risalire alle epoche più arcaiche del pensiero religioso umano). Graves individua poi un altro personaggio da collegare alla volpe: Alope, figlia di un re arcade violentata da Poseidone o da Teseo secondo le versioni che, per non rivelare la propria onta, espone il bambino subito dopo il parto… Scoperta però dal padre, viene murata viva in un luogo da cui sgorgherà poi una sorgente omonima. Graves evidenzia il nesso tra Alope, Cerdo e la dea-luna in forma di volpe (intendendolo, nel primo caso, come rielaborazione del culto di Poseidone che s’impone su quello preindoeuropeo della Dea).
Perenne furfante. In Storia delle religioni, il trickster (lett. imbroglione) è un soggetto mitico che dice cose false; un personaggio che dà luogo a varie istituzioni, costruttivo ma nefasto. Il più celebre è il coyote, ma in Europa può identificarsi con la volpe: in origine era il Signore degli animali, poi le società cambiarono struttura e modi di sussistenza e il precedente essere supremo divenne antagonista… passando da protagonista di miti a protagonista di favole. Il trickster appartiene alla dimensione caotica, paradossale perché legato al mondo precedente il nostro; di solito le sue avventure sono divertenti poiché il riso rituale è una presa di distanza, implicando la consapevolezza dei partecipanti al rito che quel mondo è lontano e inferiore rispetto il nostro. La volpe non sarà protagonista di epiche saghe, ma le favole che la vedono campionessa d’astuzia risalgono alla Grecia antica. Lo scorrere dei secoli ne ha poi fatto un animale ambiguo se è vero, come dicevano i bestiari medievali, che la sua natura fosse vulpes perché procedeva volutans pedibus, facendo cioè giravolte con i piedi, subdolamente mai in linea retta, segno di un’anima non pura. Del resto, nel Medioevo, il colore negativo per eccellenza era proprio il rossiccio (un misto di giallo e rosso)… quello della pelliccia della nostra adorabile furfante.
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