La bûche de Noël, da noi noto col nome di tronchetto di Natale, è un dolce che chiude i pasti natalizi in Francia, Belgio, Svizzera, Québec e praticamente in tutti i paesi francofoni sparsi nel mondo, compresi Libano e Vietnam. Si tratta di una tradizione direttamente legata a quella più antica che abbiamo affrontato ieri parlando del ceppo di Yule, quando un grosso pezzo di tronco veniva bruciato nel camino di casa, sia come offerta agli dei che a scopo taumaturgico.
Un’origine lignea. Mentre in Europa è diffusa ancora oggi l’usanza di portare in casa un ceppo e decorarlo a modo del tradizionale Yule Log, in alcune zone della Provenza questo rito si è mantenuto praticamente intatto dal Medioevo ai giorni nostri, conosciuto come Cacho-fiò: il giorno della vigilia viene posizionato nel caminetto principale della casa un grosso ceppo di albero da frutta (tradizionalmente ulivo, ciliegio o mandorlo); il ceppo deve bruciare almeno tre giorni e tre notti. Con l’avvento del cristianesimo la tradizione ha acquisito poi alcune peculiarità come fare tre volte il giro del tavolo apparecchiato con tre tovaglie diverse, per portare la Trinità in un contesto altrimenti esplicitamente pagano. Quindi il più giovane della famiglia versa sul ceppo del vino mentre il più anziano pronuncia una benedizione in provenzale che recita:
“Cacho-fiò
Bouto-fiò
Alègre, alègre
Dièu nous alègre
Calèndo vèn, tout bèn vèn
Dièu nous fague la gràci de veire l’an que vèn
E se noun sian pas mai, que noun fuguen pas mens.”
(Ceppo di Natale, dona il fuoco, rallegriamoci, Dio ci dà la gioia, Natale arriva, tutto va bene, Dio ci faccia la grazia di vedere l’anno che arriva e se non siamo di più, che non siamo da meno).
Si cerca poi di mantenere un tizzone fino al giorno dell’Epifania per posizionarne un frammento sotto il letto, in modo da preservare la casa da fulmini e incendi.
Dal caminetto al forno. Ogni zona della Provenza assegna un nome diverso alla tradizione del ceppo natalizio, esattamente come ogni regione della Francia ha un dolce particolare legato al periodo di Natale. L’invenzione del tronchetto di Natale va fatta risalire all’Ottocento, ma le versioni sono contrastanti… l’unica certezza che abbiamo è che la sua diffusione è cominciata dopo la Seconda guerra mondiale.
La bûche de Noël, dovrebbe essere un pan di Spagna farcito di crema al burro aromatizzata per esempio al caffè, al cioccolato, al Grand Marnier e poi arrotolato su se stesso per assumere la tipica forma di tronco; infine viene ricoperto di crema al burro con sac-à-poche e beccuccio per ricreare le increspature della corteccia. Oggi se ne trovano di mille varianti di gusto (mousse di frutti, mascarpone, gelées), realizzate con vari tipi di pasta e addirittura non più arrotolati, ma cotti in teglie apposite; la tradizione vuole che sia decorato con simboli invernali come Babbo Natale, elfi, funghi e così via (anche se i maestri pasticceri decorano in maniera sempre più sobria i loro tronchetti per dargli un’immagine raffinata).
Reinventare i costumi. Come tutti i dolci o i piatti della tradizione, ogni famiglia ha la sua versione personale. Non ho molti ricordi delle usanze natalizie della parte svizzera della mia famiglia (forse perché c’erano altri dessert di cui si andava più ghiotti!) ma ora che ho dei bambini a cui tramandare questi gesti, cercando di coniugare l’impegno casalingo, suggerisco una variante espressa del tronchetto di Natale usando una base di pan di Spagna da farcire con panna e gocce di cioccolato; all’esterno lo si può decorare con panna montata al cioccolato (le striature si ottengono passando una forchetta sulla panna)… non sarà elaboratissimo, ma somiglia al ceppo di Yule e soprattutto è decisamente goloso!
5 Pingbacks