Abbiamo visto la credenza nei paesi del Nord Europa del cosiddetto spirito del grano individuato spesso con la figura di una Madre fecondatrice delle messi, ma nella medesima area geografica tale spirito assume a volte anche un aspetto zoomorfo e lo si crede presente nelle ultime spighe o nell’ultimo covone del campo: via via che la mietitura procede l’animale fugge e lo si immagina allora comparire con le sembianze di volpe, lupo, cane, lepre, gatto, oca, quaglia, gallo, capra, mucca, maiale o cavallo… Lo spirito è ritenuto incarnato in un animale divino; quando le spighe ondeggiano al vento, si dice che sta passando la madre o il lupo del grano e si tengono a distanza i bambini dal campo. Alcuni animali (o la loro effige) vengono uccisi come spirito del grano e diventano pasto sacrificale per i contadini all’inizio o alla fine del periodo estivo.
Come lupo o cane. Lo spirito del grano concepito come lupo o cane è tipica di Francia, Germania e paesi slavi e svolge anche il ruolo di spauracchio dei bambini dicendo che “il lupo passa tra il grano”, “il cane pazzo è nel grano”. Si tratta di uno spirito che ha tutto l’aspetto di un lupo e si ritiene che esso risieda nelle ultime spighe del campo, ecco perché tutti hanno timore di tagliarle: pensano che tra esse un lupo sia accovacciato. Talvolta si ritiene però anche che lo spirito, catturato con l’ultimo grano, dimori nella fattoria tutto l’inverno in attesa di riprendere il suo ruolo fecondatore al giungere del caldo e che, all’arrivo della primavera, il lupo ricomparirà.
Come gallo. In altre zone d’Europa l’ultimo grano è chiamato “gallo”, “covone del gallo”, “gallina del raccolto”, “gallina d’autunno”. Lo spirito del grano ucciso dalle ultime falciate prende qui le sembianze di un animale vero che è sacrificato alla fine della mietitura e le cui piume vengono conservate fino a primavera per essere poi mescolate alle nuove sementi e accrescere il vigore della nuova vegetazione. In questo caso l’identificazione dell’animale con lo spirito del grano, ucciso al momento della mietitura per rinascere a nuova e potente vita in primavera, è assoluto.
Come toro, vacca o bue. In Boemia l’ultimo covone viene foggiato in forma umana e chiamato toro-bufalo (è evidente la confusione tra le forme umana e zoomorfa dello spirito del grano); dove lo spirito è concepito in forma taurina o bovina, alla fine della mietitura si procede alla sua uccisione e, mentre parte della carne viene servita alla cena della fine del raccolto, un’altra parte viene conservata sotto sale fino alla primavera successiva e consumata il primo giorno di semina. Talvolta si crede che il giovane spirito nasca sul campo e compaia in forma di vitello (in Austria si crede di vedere un vitello che rincorre i bambini nei prati).
Come lepre o gatto. “Tagliare la lepre” significa in alcune zone mietere l’ultimo grano, “la lepre” è appunto l’ultimo covone. In Germania, Svezia, Olanda, Francia e Italia l’ultimo a mietere è colui che “sta uccidendo la lepre”. Le chat de peau de balle (gatto di pelle di pula) è invece un gatto che nel Delfinato all’inizio della semina è tradizionalmente decorato con nastri, fiori e spighe. Si dice che lepre, gatto o cane sono grassi o magri a seconda che il raccolto sia abbondante o scarso.
Come maiale, cinghiale o scrofa. Il maiale inteso come spirito della vegetazione ha la sua potenza fecondatrice concentrata nella coda e per questo, al pasto d’inizio semina, dell’animale cucinato si conserva la coda che viene poi piantata nel campo come auspicio di abbondante raccolto. Nei paesi scandinavi esiste la tradizione del cinghiale di Natale: una pagnotta di pane dalla forma di suino impastata con l’ultimo grano dell’annata, che viene poi conservata fino a primavera quando una parte di essa è mescolata alle nuove sementi, mentre l’altra viene data in pasto agli uomini e ai cavalli che tireranno l’aratro.
Come cavallo o giumenta. Sotto forma di giumenta si pensa che lo spirito passi da una fattoria all’altra, da un campo che è già stato mietuto ad uno dove le spighe non sono ancora state tagliate e dove esso si andrà a rifugiare. Il covone fatto con le ultime spighe del raccolto viene dato in pasto al cavallo più giovane della zona che, assorbendo lo spirito del vecchio cavallo del grano, rappresenta perciò il puledro del grano, lo spirito vegetativo dell’anno successivo.
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