Nelle tradizioni popolari agresti lo spirito del grano è concepito e raffigurato sotto le spoglie di un animale. Potrebbe spiegare il rapporto che intercorre tra determinati animali e le antiche divinità della vegetazione: Dioniso veniva talvolta raffigurato come una capra e come tale non lo si può separare da divinità minori come Pan o i Satiri, tutti collegati a lui e rappresentati sotto spoglie, in parte o interamente, caprine.
Queste creature divine minori dall’aspetto caprino condividono, più o meno palesemente, le caratteristiche delle divinità silvestri. I loro corrispondenti nel folklore del Nord Europa sono i Ljeschie russi, spiriti del bosco e a volte anche del grano, così come gli italici Fauni hanno il potere di potenziare il raccolto del grano.
Pan, Fauno, Cernunno. In definitiva pare evidente che Satiri e Fauni, rappresentati in forma caprina, fossero il simbolo dello spirito della vegetazione. Se la peculiarità di queste figure era la loro rappresentazione caprina e cornuta, accostata all’ambientazione silvana, viene subito in mente il dio celtico Cernunno, letteralmente “colui che ha le corna” o “con le corna appuntite”. Esiste un’unica rappresentazione del dio cornuto accostato a questo nome e in essa egli appare come un vecchio calvo, con due torques al collo (massicci monili circolari che rappresentavano l’alto rango per i Celti) e con corna e orecchie di cervo. Benché solo quest’immagine del dio cornuto sia accompagnata dall’iscrizione del nome, ciò ha permesso agli studiosi di individuare le altre moltissime rappresentazioni di questa divinità, alcune delle quali certamente preromane.
Il più antico Cernunno è nostrano. La più antica rappresentazione conosciuta di Cernunno è un’incisione rupestre italiana, situata in Val Camonica, che presenta un dio con corna di cervo, un torquis ad ogni braccio ed è accompagnato da un serpente con corna d’ariete e un piccolo devoto con il pene eretto. Analogamente nella sua rappresentazione più celebre, il Calderone di Gundestrup, egli reca due torques e corna di cervo, ha le gambe incrociate e accanto a lui vi sono un cervo, un serpente con corna d’ariete e altri animali: tutti questi simboli ne rendono inequivocabile la funzione di fecondità. In un rilievo ritrovato in Francia l’immagine del dio presenta due buchi sul capo per inserire le corna… è probabile che queste venissero messe e rimosse ciclicamente ad imitazione dei palchi dell’animale. Il dio viene raffigurato in tutto il mondo celtico ma talvolta come vecchio, in forma triplice, oppure come giovane e a volte con una consorte dotata anch’essa di corna di cervo.
Il Dio Cervo e Signore degli animali. Cernunno è un esempio di divinità semizoomorfa che passa da forma umana ad animale e il suo legame principale è ovviamente con il cervo, animale calendariale d’autunno, che in primavera perde i palchi. E’ anche animale che simboleggia il bosco, il lato selvaggio del creato, protagonista delle cacce divine che rappresentavano momenti importanti nella vita dei Celti: l’esito di queste imprese nell’antro della foresta, all’inseguimento del velocissimo cervo, poteva significare rigenerazione e immortalità, ma anche distruzione. Se il cervo era considerato come tutore degli abitanti della foresta, a Cernunno spetta senz’altro il ruolo di protettore delle creature tutte: egli è accompagnato spesso dal serpente, animale per eccellenza del rinnovamento (assieme a quello stagionale del cervo), ma è anche sovente raffigurato circondato da animali, sia selvatici che domestici, simboli del dio della natura selvaggia come di quella domata.
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